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Il progetto di Urso per evitare le scuole coraniche

"Ora di religione islamica"

La nuova proposta dei finiani

Introdurre nelle scuole pubbliche e private, un’ora di religione islamica, alternativa a quella cattolica

Il cardinale Carlo Maria Martini scriveva sul Corriere :"Io ritengo che la Chiesa deb­ba intervenire poco e solo quando è vera­mente necessario".

La lega ribadisce il suo no.

Contrario anche il cardinal Tonini

D'Alema: "Si all'ora di Islam a scuola"

E anche il Vaticano è favorevole

"Giusto consentire ai bimbi di un'altra religione di avere questa opzione"

"La Chiesa non può tacere, peccherebbe di omissione. Vicina la scelta del nuovo direttore di Avvenire"

Bagnasco: no ai conflitti su tutto

L’Italia ha bisogno di coesione

Il capo dei vescovi: l’ora di religione islamica non fa parte della nostra cultura

2009-10-18

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

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2009-10-18

CORRIERE della SERA

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2009-10-1

L’intervista - "La Chiesa non può tacere, peccherebbe di omissione. Vicina la scelta del nuovo direttore di Avvenire"

Bagnasco: no ai conflitti su tutto

L’Italia ha bisogno di coesione

Il capo dei vescovi: l’ora di religione islamica non fa parte della nostra cultura

La "lotta di tutti contro tutti" e il "clima di scontro sistematico alimentato ad arte" im­pediscono di vedere i problemi reali e fanno male a un Paese che ha bisogno di "coesione nazionale", perché "nessuno che abbia un minimo di buon senso può pensare di avvan­taggiarsi dei disastri altrui". Il cardinale An­gelo Bagnasco, per la prima volta dopo il ca­so Boffo, parla dei rapporti tra la Cei e la Se­greteria di Stato e della situazione nella Chie­sa. E ancora interviene su immigrazione, omofobia, testamento biologico, ora di reli­gione islamica: delineando la "visione della vita alternativa" di una Chiesa che rifiuta d’essere ridotta a "parte politica", non vuole "imporre" nulla ma rivendica la libertà di parlare e "contribuire al bene comune".

Eminenza, il mese scorso descriveva un’Italia "attraversata ciclicamente da un malessere tenace quanto misterioso", fat­to di "risentimenti" e "contrapposizione permanente". E chiedeva di "voltare pagi­na ". A che punto siamo?

"Quando la polemica prende il sopravven­to sui problemi reali della gente, come ad esempio l’occupazione o la sanità, la politica smarrisce il suo fine. Il rischio viene da lonta­no e certamente il bipolarismo ha enfatizza­to, ma non creato la nostra atavica tendenza a dividerci piuttosto che ad affrontare le que­stioni nodali del Paese".

E quindi?

"Non credo giovi a nessuno questo scon­tro sistematico su tutto, alimentato ad arte, e cercato come fine a se stesso. Sono persuaso che la crisi economica imponga misure con­divise e pesi equamente ripartiti se non vo­gliamo sciupare quella risorsa a beneficio di tutti che è la coesione nazionale".

Quanto lo scontro tra fazioni riflette il clima politico o mediatico e quanto invece la realtà del Paese?

"Lo scontro in atto riflette quel virus indi­vidualista che ha derubato la coscienza mo­derna di una certezza elementare, e cioè che si sta tutti sulla stessa barca. Se manca la co­scienza della relazione come asse portante dell’esistere, come ci ha pure ricordato Bene­detto XVI nella Caritas in veritate , va da sé privilegiare la parte rispetto al tutto, muover­si quindi in ordine sparso, in una sorta di lot­ta di tutti contro tutti".

Con il caso Boffo, il direttore diAvvenireche si è dimesso dopo l’attacco delGiorna­le ,anche la Chiesa è stata coinvolta negli scontri. Si è avvertita una mancanza di sin­tonia tra Cei e Segreteria di Stato, sullo sfondo il dissidio sulla "guida" nei rappor­ti con la politica. Cambia la relazione tra Chiesa e politica?

"Personalmente non vedo in atto degli scontri nella Chiesa, tantomeno tra la Cei e la Santa Sede. So piuttosto che c’è una sorta di divisione dei compiti che corrisponde alla di­versa fisionomia delle due realtà che assolvo­no a compiti asimmetrici, essendo noi solo una espressione locale a differenza dell’altra che ha invece una vocazione universale".

Quali compiti, in sostanza?

"La Cei, come del resto ogni Conferenza episcopale del mondo, ha come compito, se­condo le indicazioni esplicite della lettera apostolica Apostolos suos , al numero 15, 'la promozione e la tutela della fede e dei costu­mi, la traduzione dei libri liturgici, la promo­zione e la formazione delle vocazioni sacer­dotali, la messa a punto dei sussidi per la ca­techesi, la promozione e la tutela delle uni­versità cattoliche e di altre istituzioni educati­ve, l’impegno ecumenico, i rapporti con le autorità civili, la difesa della vita umana, del­la pace, dei diritti umani, anche perché ven­gano tutelati dalla legislazione civile, la pro­mozione della giustizia sociale, l’uso dei mez­zi di comunicazione sociale'. Differente e de­cisamente con un respiro più internazionale è il lavoro della Santa Sede che si fa carico sul piano diplomatico dei rapporti con i sin­goli Stati".

Si dice che la stagione del "ruinismo", della Chiesa che parla "a voce alta", appar­tenga ormai alla storia.

"Come ebbe modo di scrivergli personal­mente lo stesso Benedetto XVI il 23 marzo 2007, alla fine del suo mandato, il cardinale Ruini 'ha guidato i vescovi italiani in una fa­se delicata e cruciale della storia del popolo italiano' e 'con tenacia e coraggio' ha così 'reso un servizio non solo al Popolo di Dio ma all’intera Nazione italiana'. La stagione del mio predecessore va interpretata però non semplicemente come una vicenda lega­ta alla sua persona, ma come una fedele inter­pretazione della linea di Giovanni Paolo II prima e poi di Benedetto XVI".

Alcuni temono che il suo ruolo di presi­dente della Cei si faccia più arduo.

"Non esiste una Chiesa dell’era Ruini e og­gi una Chiesa dell’era Bagnasco perché la Chiesa anzitutto appartiene solo a Gesù Cri­sto e, nel caso specifico, la Chiesa che è in Italia intende essere vicina al magistero del Papa, per tradurne le istanze nel nostro con­testo. Questa a me pare la prospettiva da pri­vilegiare: senza operare riduzioni troppo per­sonalistiche e lasciando emergere che se una linea c’è è quella che si lascia ispirare dalla vicinanza non solo geografica con il Santo Pa­dre ".

Lei ha detto che la Chiesa non può esse­re né "coartata" né "intimidita". Vi siete sentiti strumentalizzati?

"La Chiesa non è conosciuta realmente per quello che pensa e per quello che fa. Spes­so si va avanti per luoghi comuni, rieditando interpretazioni superate dalla storia. Ad esempio, continuare a presentarci sempre co­me una parte politica e non invece come una istanza religiosa e culturale che ha tutto il di­ritto di entrare nei dibattiti pubblici che han­no a che fare con l’uomo e con la società, è riduttivo. Così come perpetuare pregiudizi di vario genere che tendono a fare una carica­tura delle nostre posizioni piuttosto che cer­care di porsi in dialogo con esse è ugualmen­te riduttivo. Penso che anche oggi, come in ogni epoca storica, la Chiesa sia portatrice di una visione della vita alternativa e spesso in controtendenza che non vuole imporre: chie­de solo di essere lasciata libera di proporla, nella ferma convinzione di contribuire al be­ne comune".

È passato un mese e non avete ancora no­minato il nuovo direttore diAvvenire.Qua­le figura state cercando?

"La scelta è vicina, trattandosi di una per­sona che deve incarnare il sentire cattolico dentro le trame delle vicende quotidiane, con uno sguardo capace di far emergere la realtà ancor prima delle sue interpretazio­ni ".

Si racconta che i candidati considerati graditi alla Segreteria di Stato siano guar­dati con sospetto alla Cei, e viceversa...

"È un’illazione che non gode del conforto della realtà. I rapporti sono improntati a grande stima, affetto e collaborazione, nel ri­spetto delle responsabilità asimmetriche di cui ciascuno si fa carico per il bene della Chie­sa, del Paese e del mondo".

Al sinodo per l’Africa si denuncia la di­sperazione degli immigrati respinti. Come devono cambiare le leggi?

"Il problema dell’immigrazione non può essere risolto nel chiuso del nostro Paese per­ché si tratta di un fenomeno globale che esi­ge una risposta concertata. Penso che l’Euro­pa non possa rinnegare le sue radici cristiane che ne hanno fatto storicamente una terra di passaggio e di progressiva integrazione, at­traverso una politica che sappia rigorosa­mente tenere insieme il principio dell’acco­glienza e quello della legalità. La storia è lì per ricordarci, casomai la memoria fosse sva­nita, che anche in epoche molto più statiche e lontane il mondo è sempre stato attraversa­to dalle persone e dalle merci. Perché pro­prio quando il mondo si è fatto ancora più piccolo dovremmo bloccare questo processo di sempre?".

Ha parlato di una "deriva mediatica" che altera le parole di Benedetto XVI. Da co­sa sarebbe motivata?

"Si preferisce talvolta una lettura parziale che tende a distorcere il messaggio evangeli­co perché appaia o risuoni come incoerente o anacronistico, e la Chiesa venga dipinta co­me animata solo dalla volontà 'di alzare mu­ri e scavare fossati', soprattutto in materia di etica. In realtà, a ben guardare, dietro ogni 'no' della Chiesa c’è sempre e ancor prima un 'sì', ben più grande e impegnativo".

C’è un annoso problema sul rapporto tra principi etici e leggi. Il testamento biologi­co, ad esempio: si vuole imporre per legge la nutrizione e l’idratazione forzata, ma non è forse la coscienza il luogo ultimo del­le decisioni etiche?

"La coscienza retta e formata resta sempre l’ultima frontiera davanti a cui arrestarsi, ma solo una visione individualista potrebbe ri­durla a un soliloquio. In realtà nessuna deci­sione è umana se vissuta nell’isolamento e non aperta a un confronto con gli altri e, pri­ma ancora, con la verità delle cose. È innega­bile che il momento della prova estrema è og­gi vissuto sempre più in solitudine, ma que­sto è più l’effetto di un degrado umano che non la prova della nostra civiltà".

Dopo l’affossamento della legge antio­mofobia — e le polemiche sulla deputata cattolica del Pd, Paola Binetti, che ha vota­to per l’incostituzionalità — si accusano cattolici e Chiesa d’essere indifferenti alle ripetute aggressioni contro i gay.

"La Chiesa non è contro nessuno, tanto­meno contro le persone, di qualsiasi orienta­mento sessuale esse siano. La violenza e l’ag­gressione sono sempre gratuite e inaccettabi­li. La Chiesa ritiene poi che la sessualità sia l’incontro tra persone di sesso diverso in un contesto stabile e fecondo. Si può non condi­videre questa lettura del dato antropologico, ma la Chiesa non può venire meno a questo che è un dato non solo religioso o culturale, ma profondamente naturale, e che essa pro­pone a tutti senza discriminare nessuno".

Si propone l’ora di religione islamica nel­le scuole, lei che ne dice?

"L’ora di religione cattolica, nelle scuole di Stato, si giustifica in base all’articolo 9 del Concordato, in quanto essa è parte integran­te della nostra storia e della nostra cultura. Pertanto, la conoscenza del fatto religioso cattolico è condizione indispensabile per la comprensione della nostra cultura e per una convivenza più consapevole e responsabile. Non si configura, quindi, come una cateche­si confessionale, ma come una disciplina cul­turale nel quadro delle finalità della scuola. Non mi pare che l’ora di religione ipotizzata corrisponda a questa ragionevole e ricono­sciuta motivazione".

Il cardinale Carlo Maria Martini scriveva sul Corriere :"Io ritengo che la Chiesa deb­ba intervenire poco e solo quando è vera­mente necessario". È d’accordo?

"Credo che il problema non sia il molto o il poco intervenire sulla scena pubblica, pur apprezzando personalmente una certa so­brietà sia nel parlare che nello scrivere. Pen­so che il criterio vero sia l’uomo e il suo desti­no: specie quando è messo in crisi, la Chiesa, che dell’uomo è amica e alleata, non può ta­cere. Sarebbe peccato di omissione. Essa è in­viata ad annunciare a tutti la grande speran­za che è il Signore Gesù".

Gian Guido Vecchi

18 ottobre 2009

 

 

 

La lega ribadisce il suo no. Contrario anche il cardinal Tonini

D'Alema: "Si all'ora di Islam a scuola"

E anche il Vaticano è favorevole

"Giusto consentire ai bimbi di un'altra religione di avere questa opzione"

ROMA - Massimo D'Alema commenta positivamente la proposta del vice ministro Adolfo Urso, per programmare nelle scuole l'insegnamento della religione islamica in alternativa alla religione cristiana, almeno per gli alunni di fede islamica. "Mi sembra una idea condivisibile - ha detto D'Alema ad Asolo - non capisco perché non si debba consentire a bimbi di religione islamica, come opzione alternativa, l'insegnamento della loro religione".

APERTURA ANCHE DEL VATICANO - Anche il Vaticano ha aperto all’ipotesi di una ora di religione musulmana a scuola e, per bocca del cardinale Renato Raffaele Martino, sottolinea che, assicurando i debiti "controlli", si tratterebbe, oltre che di un "diritto", di un meccanismo che permetterebbe di evitare che i giovani di religione islamica finiscano nel "radicalismo". "Se si ammettono gli immigrati, essi vengono con la loro cultura e la loro religione e devono inculturarsi nel paese dove arrivano", spiega il presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace. "A meno che non scelgano di convertirsi al cristianesimo - perché la libertà di religione è un principio sancito da Dichiarazione dei diritti dell’uomo - se scelgono di conservare la loro religione hanno diritto ad istruirsi nella loro religione", ha affermato il cardinal Martino.

LA LEGA RIBADISCE IL SUO NO - "Con la Lega Nord in questa maggioranza non potrà realizzarsi in nessun modo la proposta di Urso per l'introduzione dell'ora di religione islamica. Non lo permetteremo mai: noi le nostre radici cristiane le difenderemo fino in fondo". Resta questa la linea della Lega, ribadita di nuovo da Federico Bricolo, presidente della Lega Nord al Senato, che aggiunge: "Urso, uno dei leader di An, ha voluto il posto come viceministro allo Sviluppo economico e quindi pensi a lavorare nel suo ministero, che di cose da fare a sostegno dei nostri imprenditori e lavoratori ce ne sono tante e la smetta di proporre le stesse cose di D'Alema e della sinistra".

IL CARDINAL TONINI: "TROPPO PRESSAPOCHISMO" - La proposta di introdurre un'ora di religione islamica nelle scuole italiane, pure nelle sue "buone intenzioni", non trova invece d'accordo il cardinale Ersilio Tonini che afferma: "capisco le intenzioni ma dietro queste proposte c'è pressapochismo. Ci vuole massima prudenza nell'approccio con l'Islam". Secondo il porporato, "si tratta di un'idea impraticabile, non attualizzabile nel nostro momento storico". Il cardinale precisa il suo disappunto: "pensare che l'Islam sia un gruppo completo, esaustivo, è un errore. L'Islam ha mille espressioni, collegamenti, imparentamenti. Insomma, con i valori della nostra civiltà non ha nulla a che vedere".

 

17 ottobre 2009

 

 

 

L’intervista - "Il vero problema è il reclutamento degli insegnanti"

"Idea buona, difficile realizzarla"

Il demografo Livi Bacci: ormai nelle scuole un bimbo su 5 è musulmano

ROMA — Massimo Livi Bacci ha senti­to la proposta dei finiani? Quella del­l’ora di religione islamica nelle scuole...

"Beh, visto che il Concordato impone a noi un’ora di religione cattolica nelle no­stre scuole, mi sembra corretto pensare anche agli islamici. È arrivato decisamen­te il momento".

Perché dice: è arrivato il momento?

"Per via dei numeri".

Da buon demografo, prima che sena­tore del Pd. Che numeri ci dice?

"Dico che ormai quasi un bambino su cinque tra quelli che mettono piede nelle nostre scuole è islamico. Oggi, infatti, ci sono 75 mila bambini immigrati su meno di 500 mila che nascono da genitori italia­ni. E...".

E?

"Da qui a quattro-cinque anni si può presumere che saranno almeno centomi­la, visto la curva di crescita di questa po­polazione islamica che da noi ormai con­ta un milione-un milione e mezzo di per­sone " .

Dunque la proposta di aprire le porte alla loro religione nelle scuole le sem­bra buona?

"Mi sembra una proposta di civiltà, ma di difficile realizzazione".

Perché?

"Comincerei a pormi il problema del re­clutamento degli insegnanti. Nelle nostre scuole mi sembra sia la Curia a dare il be­ne placito per gli insegnanti cattolici. E per loro, come si può fare?".

Come?

"Non lo so. Non esiste una gerarchia nell’ambito della religione islamica. Per questo dobbiamo porci il problema. E non soltanto questo".

Quale altro?

"Nel nostro Paese ci sono almeno una ventina di differenti paesi islamici. Ci sia­mo chiesti come sono organizzati nelle lo­ro scuole di origine?".

In che senso?

"Nel senso: nelle nostre scuole italiane esiste l’ora di religione. Noi, come già det­to, cosi abbiamo deciso nel 1929 durante il Concordato. Ma loro? Siamo sicuri che gli islamici che vivono in Italia abbiano voglia di praticare il culto nelle scuole? Glielo abbiamo chiesto?".

L’idea della proposta è semplicemen­te quella di offrire questo spazio di cul­to nelle scuole...

"Ed è una proposta sacrosanta visto che la nostra Costituzione prevede la liber­tà di culto. Il mio dubbio è che non siano abituati a praticarlo durante l’orario scola­stico " .

Pensa che l’idea di equiparare il ruolo degli islamici anche nelle scuole sia una giusta via per l’integrazione? Non c’è pe­ricolo di eccessi di integralismo per que­sta popolazione di islamici che sono già di seconda generazione e si avviano rapi­damentealla terza?

"Non credo sia l’integralismo il proble­ma " .

Eppure il terrorista che ha buttato la bomba a Milano era un immigrato di se­conda generazione, apparentemente ben integrato...

"Esistono gli squilibrati anche nel­­l’Islam. L’integrazione non c’entra nulla".

Alessandra Arachi

18 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Il progetto di Urso per evitare le scuole coraniche

"Ora di religione islamica"

La nuova proposta dei finiani

Introdurre nelle scuole pubbliche e private, un’ora di religione islamica, alternativa a quella cattolica

ASOLO (Treviso) — L’ora di religione? Cattolica, ma an­che islamica. L’idea è del vice­ministro Adolfo Urso, che propone l’introduzione nelle scuole pubbliche e private di una nuova materia, facoltati­va e alternativa a quella catto­lica, per evitare di lasciare i piccoli musulmani "nei ghet­ti delle madrasse e delle scuo­le islamiche integraliste". Si parla molto di Islam ad Asolo e non potrebbe essere diver­samente, visto che qui si svol­ge il workshop "Le nuove po­litiche per l’immigrazione", seconda edizione dei "Dialo­ghi asolani", laboratorio di confronto bipartisan animato dalle Fondazioni FareFuturo e ItalianiEuropei e dai rispetti­vi politici di riferimento, Gianfranco Fini e Massimo D’Alema."Eccoci qui ad Asolo, nel covo di congiurati", scherza Lucia Annunziata, riferendo­si ai timori di un patto tra­sversale che scardini l’attuale maggioranza e rivolgendosi all’intervistato Beppe Pisanu. "Domani ne arrivano altri due", risponde a tono l’ex mi­nistro. Che naturalmente ne­ga complotti: "Se il dialogo non viene praticato neanche nel buio di questa crisi, c’è davvero da temere per l’avve­nire del Paese".

PER ATTIRARE NELLE SCUOLE I RAGAZZI MUSULMANI - E il dialogo parte, con il segretario gene­rale di FareFuturo Urso: "Po­trebbe essere utile, per attira­re nei nostri istituti i ragazzi musulmani, prevedere un’ora di storia della religio­ne islamica". E gli insegnan­ti? Saranno imam? "Dovreb­bero essere docenti ricono­sciuti, italiani che parlano in italiano. Al limite anche imam, a patto che abbiano i requisiti e che siano registrati in un apposito albo. Stiamo parlando di insegnanti reclu­tati con criteri pubblici". Nel documento di ItalianiEuro­pei, a cura di Marcella Lucidi, sul tema ci si tiene più sul va­go, auspicando "una riflessio­ne non occasionale" e chie­dendo un insegnamento che "promuova la conoscenza del­la cultura e della religione di appartenenza dei ragazzi e delle loro famiglie". Urso ri­lancia anche l’idea di "classi miste temperate" e dice no al velo negli uffici pubblici.

NORME SULL'IMMIGRAZIONE - Ma è soprattutto sulle nor­me per l’immigrazione che si colgono grandi punti di con­vergenza. A leggere il paper di FareFuturo, a cura di Valen­tina Cardinali, si coglie subi­to un dissenso netto dalle po­sizione leghiste: "No a scon­tri di civiltà e no alla strumen­talizzazione delle paure". Ma si nota anche una divergenza con Silvio Berlusconi, che ha dichiarato di essere contrario a un Paese "multietnico": "L’Italia già da alcuni decenni è senza dubbio un paese mul­tietnico " spiega il dossier. Fa­reFuturo cita il progetto di legge bipartisan Granata-Sa­rubbi e lancia alcune propo­ste: cittadinanza dopo cinque anni, in cambio di esame di lingua e test di cultura, dirit­to di voto amministrativo, status giuridico a 10 anni per i figli di immigrati nati in Ita­lia, meno discrezionalità del­l’atto di concessione. Non che FareFuturo rinneghi le politiche di contrasto del go­verno, a partire dal reato di clandestinità e dai respingi­menti: "Ma sono solo una fac­cia della medaglia - spiega Ur­so - . Servono anche integra­zione e cittadinanza e dobbia­mo allargare le maglie sui flussi".Il dossier di ItalianiEuropei concorda in alcuni punti (cit­tadinanza, diritto di voto), in altri va oltre (cittadinanza su­bito ai figli degli stranieri na­ti in Italia) e lancia il concetto di "cittadinanza sociale", chiedendo di svincolare il per­messo di soggiorno dalla du­rata del contratto di lavoro. Non è escluso che oggi, pre­senti D’Alema e Fini, si ponga­no le basi per arrivare a un do­cumento congiunto.

Alessandro Trocino

17 ottobre 2009

 

REPUBBLICA

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2009-10-18

La proposta presentata dal viceministro Urso, An. Durissime reazioni dal Carroccio

Il via dal presidente della Camera e da D'Alema: "Idea giusta". Boccia Quagliariello, Pdl

"Ora di Islam a scuola", Fini appoggia

L'ira della Lega. La Chiesa non è contraria

"Ora di Islam a scuola", Fini appoggia L'ira della Lega. La Chiesa non è contraria

ROMA - Introdurre nelle scuole pubbliche e private, un'ora di religione islamica facoltiva e alternativa a quella cattolica. Il viceministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso, finiano doc, getta un sasso nei Dialoghi Asolani, il workshop delle fondazioni Farefuturo e Italianieuropei. E provoca una bufera. La Lega grida allo scandalo, anche parte del Pdl innalza un muro contro l'idea. Ma la Chiesa e D'Alema aprono alla discussione. Monsignor Domenico Mogavero, presidente della Commissione Affari giuridici della Cei non cestina la proposta.

"Partire dalla scuola". Spiega il promotore dell'iniziativa: "Ad insegnare l'ora d'Islam, dovrebbero essere docenti riconosciuti italiani, al limite anche imam a patto che abbiamo i requisiti e siano registrati in un apposito albo", mentre l'Unione delle comunità islamiche in Italia Ucoii, preferirebbe che all'insegnamento confessionale del Corano continuassero a provvederele comunità religiose.

L'ira della Lega. Contraria la Lega: da Roberto Castelli, senatore della Lega e viceministro alle Infrastrutture, che parla di "provocazione" ("Una proposta strumentale che arriva pochi giorni dopo l'attentato alla caserma di Milano per seminare zizzania"), al collega di partito Luca Zaia, ministro dell'Agricoltura, che rilancia con un'idea opposta: introdurre l'ora di religione cattolica obbligatoria per tutti gli studenti islamici. Critico anche Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl: "L'integrazione si ottiene promuovendo la nostra specifica identità".

D'Alema e Fini: "E' un diritto". L'idea trova invece riconoscimenti trasversali da Gianfranco Fini, presidente della Camera ("Una proposta di buon senso, per nulla scandalosa"), e dall'antico avversario politico Massimo D'Alema del Pd che non nasconde di essere d'accordo "anche se in un mondo ideale sarebbe opportuna un'ora di insegnamento di tutte le religioni insieme''.

L'apertura dalla Chiesa. Possibilista anche il Vaticano. Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, aveva già in passato accarezzato l'idea di un'ora di Corano a scuola. Con i debiti "controlli", spiega, "eviterebbe che i giovani di religione islamica finissero nel radicalismo". Lo sostiene monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, città con forte immigrazione islamica, e presidente della Commissione Affari giuridici della Conferenza episcopale italiane, non cestina la proposta: "Nulla in contrario. Serve però un accordo preventivo tra Stato e comunità musulmane italiane". Tuona invece contro la proposta il cardinale Ersilio Tonini che definisce l'idea "impraticabile".

I dati. Il numero dei minori immigrati iscritti nelle scuole è sensibilmente aumentato negli ultimi 10 anni.

Nel Dossier sull'immigrazione redatto nel 2002 dalla Caritas su dati del ministero dell'Istruzione e dell'Interno, se agli inizi degli anni '90 i minori immigrati iscritti nelle scuole erano 25.756, nel 2000 erano 147.406 (con una crescita annuale di 28 mila studenti), di cui il 20% frequenta la scuola materna, il 44% le elementari, il 24% le medie e il 12% le superiori.

Sempre meno scelgono l'ora di religione. Nell'anno scolastico 2007-2008, secondo le cifre della Cei, il 91% degli studenti iscritti alle scuole statali, dalla materna alla superiori, ha scelto l'insegnamento della religione cattolica. Ma sempre più studenti preferiscono rinunciare all'ora di religione: in quindici anni, l'aumento è stato del 2,4%. Al Nord ha rinunciato il 14,5%, al Centro il 9,7% e al Sud l'1,7%. In Toscana la percentuale più alta pari al 17,8%; la più bassa in Campania l'1,3%.

(17 ottobre 2009)

L'UNITA'

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2009-10-18

Zaia: ora di religione cattolica obbligatoria per gli islamici

Ora di religione cattolica obbligatoria per tutti gli studenti islamici: la proposta è del ministro dell'Agricoltura, il leghista Luca Zaia, che non solo boccia l'idea dell'ora di religione islamica a scuola avanzata da Adolfo Urso al convegno di Farefuturo e ItalianiEuropei, ma rilancia. "L'ora di religione cattolica obbligatoria per i musulmani nelle nostre scuole serve a far capire a loro perchè noi siamo così - spiega Zaia - e quali sono i risultati del cristianesimo e cattolicesimo profondamente radicati nella nostra società. L'ora di religione islamica? Usando il linguaggio rugbystico, la proposta di Urso è una 'mischia al centro'. Il vero tema è obbligare gli islamici a studiare la nostra religione". "Non è un processo di evangelizzazione - ha aggiunto il ministro della Lega - ma di conoscenza e consapevolezza della nostra religione".

L'ora di religione islamica a scuola non va assolutamente giù alla Lega. Per Roberto castelli è una proposta "strumentale", anzi "solo una provocazione", qualcosa che "non sia neanche da prendere in considerazione". Insomma, dice il viceministro alle Infrastrutture, "l'ora di religione islamica non è nel programma, non esiste. Chi ne parla ha in mente altre cose". Peraltro, osserva Castelli, giunge a pochi giorni dall'attentato a Milano, "proprio per suscitare una nostra reazione e seminare zizzania. Sono giochini tristi e prevedibili. Mi viene in mente Follini". Follini che nel 2004, spiega il viceministro leghista, "cercava solo di creare problemi alla maggioranza sui temi più diversi ma sempre a prescindere dalla sostanza delle cose". Oggi però, avverte Castelli, "la maggioranza è molto più solida di allora. Ma Fini ha avuto un'accelerazione che lo mette fuori dal comune sentire del Popolo della libertà".

17 ottobre 2009

 

 

 

 

Ora di islam a scuola, D'Alema: idea giusta

E' polemica tra gli schieramenti sulla proposta del viceministro Adolfo Urso di istituire l'ora di religione islamica a suola. Il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia rilancia con l'ora di religione cattolica obbligatoria per tutti gli studenti islamici. "Serve a far capire a loro perché noi siamo così - spiega Zaia -; usando il linguaggio rugbystico, la proposta di Urso è una 'mischia al centro'. Il vero tema è obbligare gli islamici a studiare la nostra religione".

"La proposta Urso non merita nemmeno considerazione: bisogna prima parlare del sano principio di reciprocità tra Paesi: dove c'é una moschea ci dev'essere una chiesa", afferma Mario Baccini, leader dei Cristiano popolari PdL.

"Non si tratta di provocazione. Ma di una proposta politica condivisa tra settori della maggioranza e dell'opposizione", si legge su Ffwebmagazine, il periodico online della fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini. "Non si comprende, a questo punto, la natura delle polemiche".

"Vediamo la cosa in maniera molto positiva. Sarebbe l'occasione di far conoscere da un punto di vista laico a tutti gli studenti, non solo quelli musulmani, le specificità e le caratteristiche dell'Islam". Il vice presidente del Coreis, comunità religiosa islamica italiana, imam Yahya Pallavicini, promuove la proposta dell'ora di religione islamica nelle scuole lanciata ieri dal vice ministro Adolfo Urso e sposata oggi anche da Massimo D'Alema.

Ha dei dubbi Mario Scialoja, membro del Cda del Centro culturale islamico italiano: "Rappresenterebbe un problema costituzionale di uguaglianza con le altre religioni presenti nel nostro Paese", ha dicharato all'ANSA. "Personalmente sarei contentissimo, ma non la vedo facile. Bisognerebbe fare lo stesso con tutte le altre religioni". I

Della stessa idea anche la Rete degli studenti medi, secondo cui se si fa l'ora di islam, si dovrebbe fare anche l'ora di cristianesimo ortodosso o quella di buddismo. E, aggiungono, si arriverebbe a una vera lottizzazione dell'istruzione da parte dei credi, in cui prevarrebbe tra l'altro la legge del più forte o della maggioranza.

17 ottobre 2009

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